L’emergenza e la crisi sono concetti relazionabili a fattori esogeni scatenanti una situazione tale da mettere seriamente a rischio l’attività di una organizzazione e la sua stessa sopravvivenza.
Nel mondo della finanza questa situazione ci riporta al caso Enron e a cascata a quello Andersen, dove, ai più, era assolutamente  imprevedibile l’ipotesi di accadimento di uno scenario così come, poi, si è verificato.

Questa considerazione introduce subito il concetto che la comunicazione di crisi è una pratica legata ad accadimenti eccezionali della vita dell’impresa, dove una situazione rappresenta una crisi organizzativa se presenta i seguenti attributi: grande rilevanza, bisogno di immediata attenzione, sorpresa, necessità di azione e impossibilità di controllo da parte dell’organizzazione.
Per gestire al meglio una situazione di emergenza o peggio una crisi è necessario svolgere un’azione preventiva di individuazione di issue critiche e stabilirne le opportune contromisure. Siamo nel campo del Risk analysis che presuppone  
un’attività di analisi e d’identificazione dei rischi all’interno dell’organizzazione, attraverso un lungo lavoro di gruppo che coinvolga tutto il management.
L’obiettivo è la costruzione di una scala di priorità che consenta di valutare quelle più probabili o possibili e quelle più dannose e gravi.
Caso diverso in cui problemi siano endogeni all’organizzazione e lo stato di emergenza e poi di crisi siano susseguenti a una cattiva gestione della compagine aziendale.
In questo caso, è necessario definire una strategia di comunicazione che poggi su una relazione corretta con il sistema dei media, con quello degli stakeholder e ovviamente con quello degli shareholder.
In sostanza, la trasparenza informativa e un atteggiamento di apertura, anche in un momento di difficoltà, pagano.
E’ comunque necessario identificare un portavoce autorevole dell’azienda attraverso il quale l’organizzazione filtri e sintetizzi tutti i messaggi chiave verso l’esterno e l’interno dell’ambiente economico.
Sul piano della comunicazione la trasparenza dei comportamenti rappresenterà un vero strumento a valore aggiunto.
Ne consegue che l’impresa dovrà essere disponibile a fornire dati, cifre ed ogni elemento utile a far comprendere le cause e le origini dell’emergenza e/o dello stato di crisi, indicare con chiarezza le strade intraprese per uscirne e informare circa le proprie azioni, prima che lo facciano altri.
Un processo da intraprendere, quindi, sia nei confronti dei pubblici di riferimento coinvolti, sia della stampa e dell’informazione radiotelevisiva che sono assolutamente indispensabili  per poter essere credibili ed autorevoli nel governo del processo di comunicazione.                                                                                    
Anche ammettere le proprie responsabilità, prima che siano dimostrate da altri, rappresenta un atto strategicamente e oggettivamente  dovuto.
L’impresa deve avere il coraggio di prendere l’iniziativa nel governo dei processi di relazione, media inclusi. Barare o improvvisare, in questo contesto è decisamente pericoloso, in quanto nulla di più contribuisce ad appesantire il carico di diffidenza e sfiducia come l’emettere messaggi contraddittori o essere costretti a smentire un proprio improvvisato portavoce.

IR Top ne ha parlato con Umberto Febbraro, Consulente GPG Associati