Tavola rotonda con Gianpaolo Trasi (Vice Presidente AIAF) e Stefano Marini (Presidente AIR)

 1) Parlando di comunicazione e valore non si può prescindere dai due soggetti che, nella catena del valore dell’informativa finanziaria svolgono un ruolo rilevante: da un lato gli IRM, attori della comunicazione primaria, dall’altro gli Analisti, attori della comunicazione derivata. Come si sono evolute le due figure in termini di professionalità e competenze?

Trasi: La crescita della professione di analista finanziario e’ andata di pari passo con lo sviluppo del mercato dei capitali in Italia: così come quest’ultimo ha conosciuto nel corso degli anni ’90 una notevole crescita sia in termini dimensionali che di efficienza, la categoria degli analisti finanziari e’ cresciuta in rappresentanza e professionalità: il numero di iscritti all’AIAF e’ raddoppiato nell’ultimo decennio ed attualmente l’AIAF conta circa 900 soci. La crescita numerica e’ andata di pari passo con lo sviluppo professionale, che AIAF cura con il suo corso-base di formazione per analisti, autentico punto di riferimento per la formazione degli analisti in Italia, e attraverso l’offerta di corsi specialistici con i quali cerchiamo di cogliere con sufficiente anticipo le nuove tematiche che emergono nella professione. Certamente nel corso degli ultimi anni l’analista finanziario si e’ scrollato l’immagine un po’ obsoleta del “trita-numeri”, per emergere invece come un professionista della finanza, il cui compito e’ quello di elaborare le informazioni finanziarie, organizzandole in un contesto coerente ed aggiungendo valore per la sua clientela.

Marini: Allo stesso modo, forse con un po’ di ritardo, anche il mercato dell’Investor Relations è cresciuto, sia in termini di professionalità che di riconoscimento: non esisteva in linea di principio quasi dieci anni fa ed oggi è un concetto affermato: siamo passati da 5 a 200 Investor Relations Manager. In una realtà ove è sempre più frequente l’approccio dell’Impresa al Mercato, con il conseguente passaggio dal controllo familiare al controllo manageriale d’impresa, ove sono state imposte regole dagli Organi di Vigilanza e Controllo, ove la presenza degli analisti è cresciuta e sta progredendo verso standard qualitativi universalmente riconosciuti, l’Impresa non può sfuggire al confronto: l’azienda è cosciente della sfida, deve rispettare le regole del gioco definite dalla best practice. Si tratta di un’evoluzione culturale della quale le imprese hanno già preso atto e che si traduce in una definizione sempre più puntuale della professionalità capace di comunicare l’Impresa e generare valore.

2) Lo sforzo maggiore che occorre da entrambe le parti è far sì che si crei una regola di consuetudine ancora più vantaggiosa per il mercato e la trasparenza: un dialogo aperto tra i due mondi orientato alla diffusione del valore aziendale. Quanto è possibile questo e come può essere raggiunto?

Marini: Il modo migliore per comprendere il mercato dei capitali è instaurare relazioni con la comunità finanziaria, partendo dai rapporti con gli analisti e con i maggiori azionisti; è importante considerare il loro punto di vista sull’andamento generale del mercato e sulle performance dell’azienda rappresentata. Il parere della comunità finanziaria deve diventare valore aggiunto, deve essere un “plus” per il management della società. Per impostare correttamente il dialogo con il mercato e in via derivata aumentare la credibilità dell’azienda, la strada obbligata non può che essere quella dell’apertura: il dialogo tra analista e IRM è ancora oggi in evoluzione, proprio perchè valutato indispensabile ai fini di una corretta rappresentazione dei soggetti che operano sul mercato e delle istanze di cui sono portatori.

Trasi: Ritengo che non ci sia migliore ricetta per la diffusione del valore che non una comunicazione trasparente. Ho più volte sostenuto che una società quotata, che presenti risultati solidi, crescenti e sostenibili ha fatto solo la metà del suo percorso. Affinchè tutto ciò sia riflesso nei prezzi di mercato, è necessario portare tutto questo nella percezione degli analisti e degli investitori in generale. E’ il concetto di passare da “Saper fare” a “Far Sapere”. Riguardo all’interazione e al dialogo tra analisti e società, per il tramite degli IR manager, è evidentemente necessaria, da ambo i lati, una chiara comprensione dei ruoli e il reciproco rispetto della professionalità.

3) La rete e l’informazione: quali sono le potenzialità non ancora sfruttate e quale ritenete sia il valore di questo strumento di comunicazione per il futuro?

Marini: Finalmente abbiamo uno strumento che equipara le diverse disponibilità di budget delle aziende: la piccola società quotata trova nella rete e nella possibilità di divulgare informazioni un potente alleato che consente di interloquire con una componente più ampia possibile della sua base azionaria  In linea di principio cadono le barriere e le differenze dei budget a disposizione tra grandi e piccole aziende. Tutti questi sviluppi rispondono ad una domanda sempre maggiore di sistemi di reporting aziendale più efficaci, disponibili, facili da comprendere ed aggiornati.Oggi sulla rete si trovano enormi quantità di informazioni rispetto al passato riguardo alla Borsa, agli investimenti, alle performance. Il ricorso ad Internet rispetto ai sistemi tradizionali di comunicazione aggiunge nuove potenzialità alla trasmissione dei flussi informativi. Internet è’ un potente strumento di divulgazione ove il limite è soltanto la fantasia e la creatività della singola azienda.

Trasi: Internet sta diventando rapidamente un inseparabile strumento di lavoro per l’analista finanziario, sia per il reperimento delle informazioni di base, sia per mantenere un contatto continuativo con le società quotate. Credo che la funzione di IR sia una di quelle che più e’ in grado di avvantaggiarsi dallo strumento, ai fini della diffusione dell’informazione finanziaria al mercato (es. Web-presentations), con particolare riguardo alla diffusione simultanea di informazioni price-sensitive al mercato.

4) In Italia riscuote già un certo consenso il Decalogo AIAF volto a definire regole generali di comunicazione finanziaria online. Quali sono i requisiti minimi per il rilascio di dati ed informazioni di cui devono essere in possesso tutti i siti di analisi finanziaria? E come si comportano le Società quotate?

Trasi: Senza voler qui ripercorrere qui tutti i punti del nostro Decalogo AIAF (a cui rinviamo il lettore per i dettagli del caso), e’ comunque opportuno ricordare che ci sono degli standard “minimi” di natura tecnica, etica e di linguaggio che dovrebbero essere adottati da tutti i siti che diffondono analisi finanziaria rivolgendosi ad un pubblico retail. Tali standard sono relativi anzitutto al tipo di messaggio che viene diffuso, all’analista che effettua l’analisi e al sito stesso. I concetti di fondo sono quelli di motivare sempre, professionalmente e chiaramente, le indicazioni di investimento; di assicurare che chi esprima un giudizio di investimento abbia le competenze per farlo; infine che non sussistano conflitti di interesse, ovvero evidenziarli qualora ricorrano. Le società quotate fanno un uso crescente dello strumento Internet, anche se la tempestività di aggiornamento può essere migliorata.

Marini: Le regole di un corretto comportamento circa l’informazione online da parte delle società quotate trova supporto e riscontro anche nel codice previsto dall’AIR Il codice deontologico dell’IR deve sempre valere, anche quando si diffondono informazioni online; vale sempre quindi l’esercizio di un giudizio il più possibile indipendente e professionale. In questo senso il sito può garantire trattamento paritetico di investitori e società rispondendo all’esigenza di fornire le stesse informazioni a tutti, contemporaneamente.

5) La figura dell’IR è obbligatoria per STAR: non pensate che dovrebbe esserlo anche per il Nuovo Mercato e il Mercato Ufficiale?

Marini: Assolutamente si, ma il primo vero passo di consapevolezza è la scelta della quotazione di per sè: da tale scelta deriva il diritto o dovere di essere trasparenti. Al di là di alcune eccezioni, domani riconosceremo in un requisito ciò che già oggi è sostanzialmente rispettato. Si prenderà atto di una situazione già in essere. Ciò in virtù del principio della best practice internazionali. La voce degli operatori internazionali cresce di giorno in giorno: la lezione da queste esperienze è che le società dovranno ascoltare con sempre maggiore attenzione questa componente del loro azionariato e indirizzarle risposte e metodologie di contatto specifiche. Ma quando all’opportunità di creare una struttura dedicata ai mercati oggi resa obbligatoria dai requisiti dello Star, corrisponderà un flusso informativo di ritorno alle aziende quotate da parte degli altri operatori del mercato? Occorrerà superare il concetto di “se sei bravo ti compro, se sei cattivo ti vendo”.

 Trasi: Senza dubbio. L’esistenza di un IR in società non deve più essere visto come un sinonimo di “eccellenza”, ma come una delle diverse e necessarie funzioni dell’ organigramma di qualsiasi società quotata. Naturalmente il processo richiederà del tempo ed iniziative come lo Star aiuteranno questo processo di sensibilizzazione.